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werther.
 


Ciò ch’io ti scrivo non sa d’iperbole, o di tenerume; anzi, sono persuaso d’avere ammorzate, in certa parte, le tinte, e d’esser solo riuscito, qua e là, un po’ grossolano nel tocco, poichè i modi convenzionali del nostro favellare non mi concedevano di fare altrimenti per essere compreso.

Quest’amore, questa fedeltà, questa passione non sono dunque un’invenzione de’ poeti; ma è cosa vera e reale, e vive in tutta la sua energia[1], frammezzo a quella classe d’uomini, che noi chiamiamo incólta e rozza. Noi,

  1. Il testo dice veramente nella sua massima purezza. Io non m’inalbero, chè non vi sarebbe ragione, ma temo di leggere senza occhiali, dopo la scena narrata poco innanzi. Se non che, quell’energia che vi ho sostituito, non quadra poi con quel che segue. Il lettore interpreti, adunque, come meglio sa,
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