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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:294|3|0]]ria. E leggo sull’austera fronte la cupa ambascia che lo divora, e scerno da lontano, estenuato dal lungo cammino della vita, appressarsi malfermo alla tomba quell’ultimo degli eroi, lasciato deserto e solo col suo gran cuore, fra i triboli del sentiero: e com’ei sugga, dall’impotente presenza delle ombre de’ suoi cari, l’alito di gioie amaramente ardenti — e sogguardi alla gelida terra, e alla folta erba ondeggiante, gridando per entro alla quiete della notte: Verrà, verrà il viandante, che mi conobbe nella mia bellezza, e chiederà d’intorno: dov’è il cantore? dov’è l’illustre figliuolo di Fingallo? Il suo piede calpesterà il mio sepolcro, e mi cercherà invanamente sulla faccia della terra[1].

  1. Allude forse l’autore a questo passo del
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