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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:306|3|0]]essa non ha versato i suoi conforti. Ed io, dunque?... Lasciamo andare: solo mi dorrebbe che tu te ne scandolezzassi. Ogni uomo ha il suo calice, e dee votarlo: e se fu amaro al figliuolo di Dio, perchè io ostenterei di trovarlo dolce? Perchè, nel terribile momento, in cui tutta la mia umanità trema fra l’essere e il non essere, e il passato m’appare come lampo che illumini l’abisso dell’avvenire, e tutto tutto intorno a me si sprofonda e si dilegua; perchè non griderò io, dal profondo delle mie viscere: «Dio mio, perchè m’hai tu abbandonato?»[1] — E dovrò io vergognarmi della mia debolezza? Mi spaventerò io del supremo istante, a cui non potea sottrarsi Colui che

  1. San Marco, cap. XV, v.34. (Nota del traduttore.)
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