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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:326|3|0]]bambole sulle mie ginocchia. Chiusi gli occhi per nascondere una lagrima, e nell’abbassarli lo sguardo cadde accidentalmente sul suo anello nuziale: allora il pianto fu irrefrenabile. — Infine, le venne sulle labbra la vecchia melodia. Chi può dirti il torrente di sensazioni che si precipitò su di me, in quell’istante? le dolci rimembranze del tempo, in cui primamente udii quelle divinissime note[1], i tetri intervalli che susseguirono, di cruccio e di naufragate speranze, il desiderio indomato, febbrile?...
Mi diedi a passeggiare su e giù per la stanza — il mio cuore soffocava sotto quel peso d’affetti e di memorie. «Per amor del cielo —
- ↑ L’epiteto divinissimo è del Cellini, che l’applicava al grande Michelangiolo; però l’esempio mi scolpì. (Il traduttore italiano.)