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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu{{padleft:160|3|0]]e vezzosa, era altrettanto saggia e prudente. Ciò non mancò di produrre delle gelosie nelle Commedianti provette, e l’Imer rideva, veggendomi entrare in quel labirinto, dal quale egli era uscito alla mancanza della Servetta; ed a quella della Zannetta, per gl’intermezzi, supplito avevano con una sola persona. Quest’era Elisabetta Passalacqua Napoletana, figlia del Comico Alessandro d’Afflisio e giovane spiritosissima, che faceva di tutto passabilmente e niente perfettamente. Cantava, ballava, recitava in serio e in giocoso, tirava di spada, giocava la bandiera, parlava varj linguaggi, era passabile nella parte della Servetta e suppliva passabilmente negl’Intermezzi. Donna poi la più scaltra, la più fina, la più lusinghiera del mondo, fece quanto potè per cattivarsi l’animo del Poeta; ma non le riuscì, finchè visse la Ferramonti.

A Padova ebbe il Bellisario la stessa fortuna: i Commedianti mi domandavano qualche cosa di teatrale ed interessante sul gusto del Bellisario. Io, che aveva di fresco poste le mani nella Griselda dell’Apostolo Zeno, vidi che quell’argomento e quel carattere sarebbero stati a proposito per la Romana, e ne feci la proposizione a lei e al Direttore. Mi dissero allora entrambi che ne avevano una, e che il Pariati Autore drammatico, contemporaneo del Zeno e suo Collega in varj componimenti, avea adattato all’uso de’ Comici lo stesso Dramma, e ne avea formato una Tragedia in prosa, soggiungendo ch’essa avea piaciuto[1] per qualche tempo, ma che allora non se ne servivano più, perchè più non piaceva.

Mi diedero a leggere la Tragedia, e mi parve di riconoscervi la cagione, che la facea dispiacere. La prosa per se stessa non è avvantaggiosa per le Tragedie: lo stile di quella non era felice; si vedeva che il Pariati, uomo per altro di merito, aveva sagrificato il buon senso al cattivo uso de’ Comici, e m’invogliai sempre più a rinnovar la Griselda. La scrissi in verso, seguitai in gran parte la traccia del primo Autore, cangiai qualche Scena e ne aggiunsi a mio capriccio, e la ridussi in istato di ricomparir come nuova. Fra gli altri cambiamenti ne feci uno, che diede il maggior merito alla novità. Premevami il mio Casali. Immaginai d’introdurre il


Padre

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  1. Testo: piacciuto. - Ed.
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