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IL PRODIGO 305

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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Momolo e Trappola.

Momolo. Caro vu, lasseme star. Me sento dei cani in tel stomego, che me divora.

Trappola. Il desinare gli ha fatto male?

Momolo. Ho magnà tanto tossego, tanto velen.

Trappola. Ma perchè mai?

Momolo. Se savessi! no parlemo altro. Son un omo desfortunà. Più che procuro de trattar ben, vegno mi tratta mal. A tola chi me fava el muson de qua, chi me fava dei sbarleffi[1] là. Mia sorella instizzada, no so per cossa. Mio cugnà rabioso co fa un can. Siora Clarice no m’ha mai vardà in viso. Colù de quel sior Leandro, me dava occhiae da basilisco. No ghe xe sta altro che sior Ottavio, el fradelo de siora Clarice, che

v

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  1. Zatta: sberleffi.
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