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498 ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu{{padleft:556|3|0]] Lelio, che l’affettazione è ridicola, e che il cavaliere non dev’esser millantatore. Al signor Momolo, che lasci le ragazzate, attenda al sodo, e non faccia disonore alla[1] patria. Al signor Dottore, che il buon avvocato deve amare la verità, e non ingannare i clienti[2]. Dirò altresì alla signora Isabella, che una moglie deve amare e rispettare il marito. Dirò al mio caro Florindo, che un marito deve amare e compatire la moglie. Dirò a tutti, che l’onore è più della vita pregievole, che il far bene ridonda in bene, e che chi ha per guida la verità e l’innocenza, non può perire. Tutto questo a voi dico; e se vi pare che il mio dire meriti approvazione o compatimento, ditemi allora che io sono una DONNA DI GARBO.

Fine della Commedia.


  1. Bettin.: alla sua.
  2. Bettin. e Paper.: i poveri clienti.
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