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L’AUTORE

A CHI LEGGE.

(Tomo VII)

S

OFFRITE, amici Lettori, ch’io vi faccia passare per le varie situazioni, nelle quali mi sono trovato nella mia giovanezza; soffrite il poco d’interessante che vi trovate, rapporto al principale oggetto della Commedia. Quando sarò arrivato all’epoca del mio presente esercizio, e quando di anno in anno vi farò conoscere intorno a ciò le mie scoperte, i miei progressi, i miei cambiamenti, non mi saprete malgrado, che vi abbia presentato io medesimo il corso della mia vita; poichè niuno meglio di me può sapere i motivi che mi hanno spinto, e quelli che mi hanno guidato al genere delle Commedie ed alla costruzione di ciascheduna di esse. Vedrete allora, che ad ognuna ha preceduto qualche motivo; avrete delle memorie istoriche de’ Teatri, per i quali ho scritto, de’ Personaggi, ai quali ho adattato le opere mie; in somma spero che le mie prefazioni non vi saranno discare, e ardisco dire non saranno inutili. Ma frattanto soffrite, vi supplico, i tempi della mia vita meno interessanti; ma che però hanno sempre qualche rapporto all’oggetto principale, a cui dobbiamo condurci. Vi serviranno, se non ad altro, queste leggiere notizie a sapere per quante strade diverse la mia stella mi ha fatto passare, e quanto debito ho io alla Provvidenza, che mi ha sempre assistito, malgrado i traversi della Fortuna; e dirò anche di qualche mala condotta. Vedetemi ora nel Frontispizio di questo Tomo, in età di anni sedeci; vedetemi, dico, a Milano in casa del mio Protettore e Benefattore, il Signor Marchese Senatore Goldoni, di cui vi ho parlato nel Tomo quinto; e dite,[1] quai progetti avvantaggiosi mi ha offerti la sua generosa bontà; e aspettate poi di sentire nell’ottavo Tomo seguente in qual maniera una gioventù sconsigliata, un estro comico mal diretto, troncato ha il filo delle mie più belle speranze.

Credendo

  1. Forse è da correggere: udite - Ed.
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