< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
518

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu{{padleft:574|3|0]]

  Dice: mai non si contenta.
  Vuol vedermi rovinato.
  Ma in etade ancor lontana
  Fu la donna sempre vana.
  Grida un padre di famiglia:
  Troppo il mondo è tristo adesso,
  Me l’ha fatta la mia figlia,
  Non ha più vergogna il sesso.
  Nella prima antica etate
  Quante figlie son cascate?
  Ognun ruba[1], dice l’altro.
  Ognun vive sul compagno;
  Troppo l’uomo adesso è scaltro,
  Solo intento al mal guadagno.
  Furo ancor de’ tristi e ladri
  Tra gli antichi nostri Padri.
  Mormorare ognor si sente
  E trinciare i panni addosso;
  Dell’amico e del parente
  Mal si dice a più non posso:
  La maligna gente rea
  Così un tempo ancor facea.
  Non v’è fede nei contratti,
  Tutto il mondo adesso inganna.
  Non han luogo i sagri patti,
  E la legge in van condanna.
  Dalle storie ancor si vede
  Che tal fu l’antica fede.
  Ama il lusso ed ama il chiasso,
  Colui dice, adesso il mondo;
  Oggi l’uom per torsi spasso
  Ai tesori trova il fondo.

  1. Testo: rubba.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.