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L'UOMO PRUDENTE | 209 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:217|3|0]]
Pantalone. (Vol piover, la volpe se consegia[lower-alpha 1]. Ma troverò mi el modo de far andar via sta siora cameriera. Proverò con una invenzion de mandarla in campagna; e se no servirà, la scazzerò colle brutte).
Colombina. Ecco quel vecchio tisico di vostro marito. (piano a Beatrice)
Beatrice. Non crepa mai quest’anticaglia. (piano a Colombina)
Pantalone. Possio vegnir? Disturbio qualche negozio d’importanza?
Beatrice. Mi disturbate certo; appunto adesso volevo andarmene a letto.
Pantalone. Senza cena?
Beatrice. Senza cena. Mi duole il capo.
Pantalone. No saveu che chi va a letto senza cena, tutta la notte se remena[lower-alpha 2]? E col remenarve scoverzirè el povero Pantalon, e lu gramo vecchio se sfredirà[lower-alpha 3].
Beatrice. Eh, il gramo vecchio non si sfredirà[1], poichè voglio dormir sola.
Pantalone. Fè ben: megio soli che mal compagnai[lower-alpha 4]. Non m’importa, gh’ho gusto che stè ben; e co sè contenta vu, son contento anca mi.
Colombina. L’ho sempre detto che il signor Pantalone è un uomo di garbo.
Pantalone. Madonna Colombina, gh’ho una cattiva niova da darve. La gastalda[lower-alpha 5] vostra siora mare[2], con reverenza parlando[lower-alpha 6], sta mal, e tanto mal che fursi no l’arriverà a doman de sera.
Colombina. Povera vecchia! Si vedeva che voleva campare poco.
Pantalone. No ve despiase che la mora?
Colombina. Mi dispiace, ma abbiamo da morir tutti.