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L'UOMO PRUDENTE | 245 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:253|3|0]]
Ottavio. E quando l’ho io sottoscritto?
Diana. Oggi, barbaro, oggi tu l’hai firmato.
Ottavio. Eh, che sbagliate! Poc’anzi ho sottoscritto il contratto nuziale di mia sorella col signor Florindo.
Diana. Inventarmi delle favole! so leggere, e conosco il tuo carattere. Dice la scrittura: Ottavio[1] Bisognosi affermo e prometto quanto sopra, ed in fede mano propria.
Ottavio. Ah, mio padre mi ha tradito; quel foglio, ch’io credei simile all’altro... Io non lo lessi... me ne fidai... Ah, dove arriva la malizia d’un uomo! Diana mia, siamo entrambi traditi: io sono innocente. Mio padre, prevalendosi della mia buona fede, ha carpita fraudolentemente la mia sottoscrizione.
Diana. Eh, dà ad intendere simili scioccherie a de’ bambini, non alle donne mie pari. Sei un bugiardo, sei un ingannatore.
Ottavio. Ma credetemi...
Diana. No, che non ti voglio più credere. Mi hai ingannata abbastanza. Ma avrò ancor io coraggio bastante per dimenticarmi[2] di te, se tu l’avesti d’abbandonarmi.
Ottavio. Sentite, Diana... Vi giuro...
Diana. Taci, spergiuro, non irritar lo sdegno del cielo. Ti lascio per non mai[3] più rivederti. (parte)
SCENA XVII.
Ottavio, poi Beatrice.
Ottavio. Fermatevi... va per seguirla. Beatrice lo chiama)
Beatrice. Signor Ottavio, trattenetevi, non vi lasciate trasportare dal dolore. Già intesi il tutto, e dico che votro padre è una fiera crudele.
Ottavio. Signora Beatrice, mio padre vuol la mia morte.
Beatrice. Sarebbe meglio ad esso il morire, quel vecchio pazzo disumanato.