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L'UOMO PRUDENTE 279

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Pantalone. Anca questa xe fatta. Adesso sì che son veramente contento; ma siccome a sto mondo no se poi dar un omo contento, cussì me aspetto a momenti la morte. No m’importa; morirò volentiera co la consolazion d’aver redotto de una mugier capricciosa una compagna amorosa, de un fio scavezzo[lower-alpha 1] un angelo obbediente, de zente discola persone savie e da ben. Sia dito a gloria de la verità, questa xe tutta opera de la prudenza, la qual, come calamita fedel, voltandose sempre a la tramontana del ponto d’onor e de la giustizia; anca in te l’alto mar de i travagi insegna al bon nocchier a schivar i scogi de le disgrazie e trovar el porto de la vera felicità[1].



Fine della Commedia.


  1. Scavezzo, discolo.
  1. Si leggono nelle edd. Paperini (t. V) e Pasquali (t. XIV), in fine della commedia, queste parole: «Avvertasi che il carattere, che si forma in questa Commedia, è d’una Prudenza non del tutto virtuosa e depurata da ogni vizio. Ove dunque i ripieghi da scaltrìmento ingannevole procedono, tuttochè indirizzati sieno a buon fine, non si deggiono riputar degni nè d’imitazione, nè di lode. Vero è che Festo e Ulpiano distinguono inter dolum, malum et bonum, nulladimeno l’Autore si protesta che egli non approva qualunque astuzia, che accompagnata sia coll’inganno.
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