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LA VEDOVA SCALTRA 299

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Rosaura. Mi maraviglio di te e di chi ti manda con simili ambasciate. Se Milord vuol venire da me a bere la cioccolata, è padrone, ma quell’anello mi offende. Egli non mi conosce. Digli che venga, e imparerà meglio a conoscermi.

Arlecchino. Come! La ricusa un anello? Da chi hala impara sta brutta usanza? Al dì d’ancuo[1] donne che recusa regali ghe ne son poche.

Rosaura. Orsù, non più repliche, riportalo a chi te l’ha dato, e digli che Rosaura non ha bisogno de’ suoi anelli.

Arlecchino. Mi rest attonito, stupefatto, maraveià. El me par un insonio. Una donna recusa un anello? L’è un miracolo contro natura.

Marionette. Galantuomo, lasciatemi vedere codest’anello.

Arlecchino. Vardèlo pur. Anca Marionette se farà maraveià, perchè gnanca in Franza no se farà sti spropositi.

Marionette. Ma come è bello! Varrà[2] almeno trecento doppie, e voi lo volete lasciar andare?

Rosaura. Ti pare che una donna civile abbia da ricevere un regalo così alla prima, senza un poco di complimento?

Marionette. Sì sì, dite bene. Riportatelo a Milord, e ditegli che venga a bere la cioccolata. (La padrona ne sa più di me). (da sè)

Arlecchino. Anderò, ghe lo dirò, racconterò a tutta Venezia che una donna ha ricusa un anello, ma son siguro che tutti la crederà una favola. (parte)

Rosaura. Alcuni forestieri hanno di noi altre Italiane una pessima prevenzione. Credono che l’oro e le gioje, che portano dai loro paesi, abbiano a dirittura a renderci loro schiave. In quanto a me, se ho da ricever qualche regalo, voglio prima farmi pregare per accettarlo, e voglio che l’averlo accettato sia tutta la mercede di chi lo porge.

Marionette. Brava, signora padrona! Questo è un bellissimo sen-

  1. Al giorno d’oggi. [nota originale]
  2. Bettin.: valerà.
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