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302 | ATTO PRIMO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:312|3|0]]
Marionette. (Questa è per me. Una doppia!) (guardandola, da sè)
Rosaura. Prendi. (rimette la tazza e Marionette vede l’anello)
Marionette. Mi rallegro dell’anello. (piano a Rosaura)
Rosaura. Sta cheta. (piano a Marionette)
Marionette. Non parlo. (porta da la guantiera)
Milord. Voi siete vedova, non è così?
Rosaura. Lo sono, e se trovassi un buon partito, tornerei forse...
Milord. Io[1] non ho intenzione di prender moglie.
Rosaura. Perchè?
Milord. Mi piace la libertà.
Rosaura. E amore non vi molesta?
Milord. Amo, quando vedo una donna amabile.
Rosaura. Ma il vostro è un amor passeggiero.
Milord. Che? si deve[2] amar sempre?
Rosaura. La costanza è il pregio del vero amante.
Milord. Costante finchè dura l’amore, e amante finchè è vicino l’oggetto.
Rosaura. Non vi capisco.
Milord. Mi spiegherò. Io amo voi, vi sarò fedele finchè vi amo, e vi amerò fino che mi sarete vicina.
Rosaura. Dunque, partito che sarete di Venezia, non vi ricorderete di me?
Milord. Che importa a voi ch’io vi ami in Londra, ch’io vi ami a Parigi? Il mio amore vi sarebbe inutile, ed io penerei senza frutto.
Rosaura. Qual frutto sperate, finchè mi siete vicino?
Milord. Vedervi ed essere ben veduto.
Rosaura. Siete un cavaliere discreto.
Milord. Una dama d’onore non fa sperare di più.
Rosaura. Siete adorabile.
Milord. Son tutto vostro.
Rosaura. Ma finchè state a Venezia.
Milord. Così penso[3].