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386 PROLOGO APOLOGETICO

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Polisseno. Non me ne ricordo bene: chi l’ha detto?

Prudenzio. Angelica.

Polisseno. Angelica l’ha detto, e poi va ella stessa al Caffè, parla con tutti quattro, e non è conosciuta alla voce? Nemeno il Marchese Ottavio la conosce, che è il suo Cavaliere servente? Non la conosce forse, perchè parla veneziano? Se ne’ personaggi stampati non si legge espressamente, non si presume che la nuora di Pantalone sia forastiera, onde sarà quello il suo parlar naturale, ma si fa dal Poeta nella Commedia parlar toscano, come anco la figlia semplice di Pantalone, unicamente per osservar il costume, e per quella stessa ragione per cui parlano italiano li tre stranieri nella Vedova Scaltra. Il fatto si è che niuno di loro l’ha conosciuta, onde è vero che la maschera puoi alterare la voce, e ch’io non ho detto spropositi, e che la critica non fa a proposito.

Prudenzio. Evviva, evviva; mi piacete da galantuomo. Non è però finito il vostro processo. Si pretende che voi non abbiate ben conosciuti i caratteri, e non li abbiate ben sostenuti.

Polisseno. Dirò come disse Cornelio, a cui veniva criticato il Cid nelle Spagne: M’appello al popolo. Sian giudici gli uditori, e al loro giudizio mi sottometto. So che per tutto l’armo passato[1] non si facea per Venezia che decantare i caratteri della Vedova Scaltra a meraviglia dipinti, e non si facea che lodare i Comici che esattamente li sostenevano, li quali Comici, se sono da buon mercato, vagliono quanto gli altri, ed hanno fatto piangere chi ora non si crede in istato di poter ridere. Circa all’Inglese, anco dall’autor della Scuola si caratterizza di poche parole, e poi nella stessa Commedia si fa parlar più degli altri. La generosità di quella nazione non è contesa; circa il modo e il tempo di donare, convien considerare gli impegni e le circostanze. Pretende il mio Inglese essere preferito agli altri dalla Vedova Scaltra, ed egli per mettersi in grazia le offerisce un anello, da essa al festino lodato molto, e mirato con qualche passione. Io ho rappresen-

  1. Vedi nota 3, a pag. 381.
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