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472 ATTO SECONDO

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Menego. Son omo de darte sodisfazion.

Nane. Me parerave de rider a butarte in rio.

Menego. No gh’ho paura nè de ti, ne de diese de la to sorte.

Nane. Oà. Oà.

Menego. O aseno!

Nane. Ah porco!

Menego. Ah manzo!

SCENA XXII.

Sbarcano dalla gondola Nane, Pantalone, Catte e Bettina, ambe in zendale, e i detti.

Pantalone. Vardè, che diavolo de vergogna! Costori, per no siar, i obliga i spazizieri a vegnir in terra.

Bettina. Oh, che paura che ho buo!

Catte. Anca mi tremo tuta, varè. Mai più vago in barca. Sior Pantalon, no vorave che el spasemo me fasse vegnir qualche mal, andemo a bever do soldeti de garba[1]?

Pantalone. Perchè no? Volentiera.

Menego. Lustrissimo, xe megio che la desmonta anca ela. Sto musso[2] no vol dar liogo.

Nane. Tira el fiao.

SCENA XXIII.

Sbarca dalla gondola di Menego il marchese Ottavio con i tre uomini, Lelio e i detti.

Ottavio. Che vedo! Qui Bettina con sua sorella! Questa è quella che vado cercando. Prendete quelle donne e conducetele dove sapete. (prendono le due donne per le braccia)

Bettina. Agiato, agiuto!

Catte. Misericordia! (sono condotte via dagli uomini e dal Marchese)

  1. Malvasia «brusca»: Boerio.
  2. Asino, somaro; e quindi ostinato.
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