< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
510 ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:520|3|0]]

  E se Puta Onorata adesso son,
  A le pute voltar vogio el mio dir,
  E dirghe do parole, ma in scondon.
  Pute, da amor no ve lassè tradir:
  Se onorate sarè, parerè bon,
  Piutosto che far mal, s’ha da morir[1].

Fine della Commedia.


  1. Nel codice Cicogna 360 (ora 1410) trovasi, a pagg. 136-139, questo sonetto nella tua prima forma più rozza, seguito da una lunga coda; e servì di ringraziamento o di addio alla compagnia Medebach, l’ultima sera del carnovale 1748-49. sul teatro di S. Angelo. Per intero lo leggeremo insieme cogli altri componimenti vari del Goldoni.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.