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54 ATTO SECONDO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu{{padleft:60|3|0]] tesia; lo crede per me un buon partito, ed io non voglio se non quello ch’ei mi consiglia. Lo riceverò dunque. Ditegli ch’è padrone. (al Servitore, che parte) Il signor Florindo ci patisce un poco, ma che serve? egli non è al mio caso. Penso a star bene, se posso, e non m’importa di lasciar Roma. Il signor Tonino è un po’ scioccarello, ma questo suo difetto non non mi darà grande incomodo.

SCENA XII.

Tonino e la suddetta.

Tonino. (Viene cantando)

  Ritorna al caro bene.
  Rinnova i dolci amplessi;
  Il cor, che vive in pene.
  Ritorna a consolar.

Rosaura. Viva il signor Tonino.

Tonino. Ah? cossa disela? Tutto per ela.

Rosaura. Ella è un signore garbato.

Tonino. Oh, me scordava al meggio. Patrona riverita. Bondì a Vussustrissima; me rallegro e me consolo de reverirla. Stala ben? Hala dormio ben sta notte? Cossa disela de sto caldo? Cossa fa so sior barba? Vala a spasso? Se divertela? Gh’ala morosi? Come staghio[1] in te la so grazia?

Rosaura. Tutte queste cose in una volta?

Tonino. Pazzo per no me le desmentegar.

Rosaura. Le ha imparate a memoria?

Tonino. No fazzo altro che studiar cerimonie.

Rosaura. Si vede che ha dello spirito, del talento.

Tonino. Se la savesse quante belle cosse che so!

Rosaura. Sarei virtuosa di molto. Ella averà studiato.

Tonino. Oh, siora sì, assae. Specialmente de istorie ghe ne so un spettacolo. So anca le istorie romane, sì ben che no son

  1. Sto io.
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