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LA BUONA MOGLIE 607

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Menego. Oe, no l’intende cossa che voldir molesin. Vin dolce, vin dolce.

Cantiniere. Vi servo subito. (parte)

Nane. Sti foresti no i sa parlar. I xe tanti papagai.

Menego. Via, che femo sta pase.

Nane. Mi so amigo dei amici.

Tita. Anca mi crio, ma pò la me passa.

Menego. Can che baia, no morsega.

Nane. Mare de diana, che no vogio però che nissun me zappa[1] su i piè.

Menego. Tra de nualtri se disemo roba, se demo co la ose; ma, co dise el proverbio, can no magna de can.

Nane. Sì ben, ma a l’osteria no se va senza le so tatare. No se sa cossa che possa succeder.

Tita. Se vien l’occasion, piutosto dar che tior suso.
(Viene il cantiniere colla boccia di vino e tre bicchieri.)

Cantiniere. Eccomi. (versa il vino nei bicchieri, e parte)

Menego. E viva el sior eccomi.bevono
Nane. Pare, sana.
Tita. E viva nu. )

Menego. Vegnì qua, mazzèmo un turco[lower-alpha 1]. (Viva i amici. Si laccano i bicchieri)

Tutti. E viva.

Menego. Oe, amici, sta grossa[2] la zoghemio?

Nane. Sì ben, zoghemola.

Tita. A cossa?

Menego. A la mora.

Tita. So qua, come stemio?

Menego. Mi solo contra vu altri do.

Nane. Sior no, a batifondi. Tuti per le soe.

Menego. Ai quanti?

Nane. Ai sie.

  1. Far un brindisi.
  1. Mi pesti. Boerio.
  2. Misura di vino «ch’è meno d’un boccale»; Boerio, Diz.
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