< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

179

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu{{padleft:187|3|0]] Florindo, e per prezzo della sua mediazione mi ha cavati dal braccio i smanigli d’oro.

Ottavio. Pazienza!...

Pantalone. Pazienza un corno. Sier poco de bon, sier tocco d’infame, sier desgrazià. De vu no son padre, co vu no posso esser Giudice. Anderè al vostro foro, e el vostro giudice ve castigherà.

SCENA XXII[1].

Brighella e detti.

Brighella. Sior patron, una parola. (a Pantalone)

Pantalone. Cossa gh’è?

Dottore. Cosa c’è di nuovo?

Brighella. (Xe qua i sbirri. Ghe n’è bisogno?) (piano)

Dottore. Dove sono?

Brighella. I xe in strada che i aspetta.

Dottore. Venite con me. (a Brighella) Pantalone, ora torno. (parte con Brighella)

Ottavio. (Mi par che il tempo si vada oscurando). (da sè)

Pantalone. Se pol dar un omo più indegno, più scellerato de vu? Ve fido do fioi, e vu me li sassinè? El povero Lelio strapazzà, e Florindo sedotto e precipita? Dove gh’aveu la coscienza? Come penseu? Ave magna el mio pan cussì a tradimento? Cussì ave sassinà le mie creature? (ad Ottavio)

SCENA XXIII[2].

Dottore e detti.

Dottore. Signor Ottavio, mi favorisca d’andarsene da questa casa.

Ottavio. Ma, signore, così mi discacciate? Son un galantuomo.

Dottore. Siete una birba. Siete un briccone. Presto, andate fuori di questa casa.

  1. Corrisponde alla sc. XX delle edd. Pasq., Zatta ecc.
  2. Corrisponde alla sc. XXI delle edd. Pasq., Zatta ecc.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.