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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 125

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Onofrio. Ed ora che cosa è?

Rosaura. Vive del suo, signore.

Onofrio. Non si è ancora fatto nobile?

Rosaura. Quanto prima comprerà un titolo.

Onofrio. Se vuole il mio, glielo vendo. (ridendo)

Beatrice. Siete qui sempre colle vostre barzellette. (al conte Onofrio)

Lelio. Il conte Onofrio è sempre di buon umore.

Onofrio. Contessa, sono venuto ad avvisarvi che la contessa Ele onora e la contessa Clarice, col conte Ottavio, sono a casa nostra che vi aspettano. (Ditemi, avete bevuto la cioccolata?) (piano a Beatrice)

Beatrice. (Or ora la portano). È molto tempo che ci sono?

Onofrio. Sarà mezz’ora.

Beatrice. Signora donna Rosaura, queste due dame le ho fatte venire per voi; se volete che andiamo, principierete a conoscere queste, e vi servirà d’introduzione all’altre.

Rosaura. Sì signora, andiamo; non le facciamo aspettare, non commettiamo questa mala creanza.

Beatrice. Io non so commettere male creanze. (alterata)

Rosaura. Voglio dire... Vi s’intende. Se aspettan me...

Beatrice. No, no, non aspettano voi.

Rosaura. Dunque io non ci ho da venire?

Beatrice. Sì, verrete con me.

Rosaura. (Io mi confondo). (da sè)

Beatrice. (Poverina! È imbrogliata a voler far da signora), (da sè)

SCENA IX[1].

Arlecchino, poi Brighella e detti.

Arlecchino con una guantiera con quattro chicchere di cioccolata e vari biscottini[2].

Rosaura. Ecco la cioccolata.

Beatrice. Ma l’ora si fa tarda, e le dame aspettano.

  1. Nell’ed. Bett. è sc. XI.
  2. Bett. ha invece: Lacchè con una guantiera, che porta quattro cioccolate e pani di Spagna.
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