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134 ATTO PRIMO

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Ottavio. (Ecco qui, le donne sono tutte puntigli, e noi abbiamo da soffrire senza parlare). (da sè)

Onofrio. Io sederò presso di voi, se vi contentate. (a Clarice)

Clarice. Mi fate onore.

Eleonora. Contessa Beatrice, favorite dirci chi è questa dama?[1]

Beatrice. È una signora di Castellamare.

Eleonora. (Guardando Clarice) Ehi, di Castellamare!

Clarice. (Guardando Eleonora) Castellana!

Lelio. (Principiano ad arruffare il naso). (piano a Beatrice)

Ottavio. (Contessa, siete in un brutto impegno), (piano a Beatrice)

Beatrice. La nostra signora donna Rosaura è piena di merito. Oltre le ricchezze non ordinarie della sua casa, possiede poi molto spirito e molta virtù.

Eleonora. È ricca? Me ne rallegro. (deridendola)

Clarice. È virtuosa? Brava. (fa lo stesso)

Rosaura. Io non son nè ricca, nè virtuosa; ma quello di cui mi pregio, è di esser vostra umilissima serva.

Eleonora. Obbligatissima, ah, ah, ah[2]. (ride, guardando Clarice)

Clarice. La ringrazio, ah, ah, ah[3]. (ride, guardando Eleonora)

Rosaura. (Come! mi deridono? E la contessa Beatrice non parla?)

Lelio. (Prevedo che voglia nascere qualche brutta[4] scena). (piano a Beatrice)

Ottavio. (Le avete scelte dal mazzo queste due signore). (piano alla detta)
(Servitori con tre cioccolate)

Beatrice[5]. Ecco la cioccolata per chi non l’ha bevuta. Noi l’abbiamo presa.
(i servitori la portano ad Eleonora)

Eleonora. Non ne voglio.
(i servitori la presentano a Clarice)

Clarice. L’ho bevuta.

Onofrio. Non la volete? La beverò io. (ne prende una chicchera[6])
(Servitore va da Ottavio.)

  1. Segue nell’ed. Bett.: «Beat. È una signora Livornese. Eleo. Livornese! Clar. È Livornese! Ros. Son nata e maritata in Livorno, ma sono originaria di Lucca. Eleo. Di Lucca, sì sì, di Lucca. Clar. Mezza Lucchese e mezza Livornese. Buono, buono. Lelio. (Principiano ad arricciare il naso).
  2. Bett.: oh, oh, oh.
  3. Bett.: ih, ih, ih.
  4. Bett.: brava.
  5. Qui comincia nell’ed. Bett. la sc. XIX.
  6. Bett. ha invece: (servitore va da Onofrio, che una dopo l’altra le beve tutte tre.)
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