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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 151

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SCENA VII.

Brighella e detta.

Brighella. Lustrissima. Gh’è la siora contessa Clarice in carrozza, che ghe manda l’imbasssada per vegnirla a reverir, se la se contenta.

Rosaura. È padrona. Chi ha mandato?

Brighella. El braccier.

Rosaura. Digli ch’è padrona, e poi torna qui.

Brighella. A Castellamar donca no se va più?

Rosaura. No, non si va per ora.

Brighella. Se la sentisse, cossa che dise el postiglion.

Rosaura. Bene, che cosa dice?

Brighella. El dise roba del diavolo. El canta de musica come un sopran; (e mi sotto ghe fazzo el basso). (da sè; parte, poi torna)

Rosaura. Si vede che la contessa Clarice fa stima di me; manda a farmi l’ambasciata per il bracciere, e non per lo staffiere.

Brighella[1]. (Torna) Ghe l’ho dito.

Rosaura. Presto, prepara le seggiole.

Brighella. Subito. (tira innanzi due seggiole della camera)

Rosaura. No, no, va in sala, prendi una sedia grande coi bracciuoli.

Brighella. La servo. (va, e torna con un seggiolone antico e pesante)

Rosaura. Ho imparato come si fa. Non mi fo più burlare.

Brighella. Eccola qua, la pesa che l’ammazza.

Rosaura. Metti lì. (gli addita il luogo)

Brighella. Dove? Qua?

Rosaura. No, un poco più in là.

Brighella. Qua, come el trono.

Rosaura. E qui la mia. (in distanza dell’altra)

Brighella. E qua la soa.

Rosaura. Vanne, vanne, che vien la Contessa. Alza la portiera.

  1. Qui comincia in Bett. la sc. IV.
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