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258 ATTO SECONDO

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Placida. L’ho veduta; mi ha fatto la finezza di chiudermi la finestra in faccia, senza fare alcun motto, dopo avermi ben bene guardata.

Don Marzio. Quella è una che passa per ballerina, ma! M’intendete.

Placida. È una poco di buono?

Don Marzio. Sì, e il signore Eugenio è uno dei suoi protettori.

Placida. E ha moglie?

Don Marzio. E bella ancora.

Placida. Per tutto il mondo vi sono de’ giovani scapestrati.

Don Marzio. Vi ha forse dato ad intendere che non era ammogliato?

Placida. A me poco preme che lo sia o non lo sia.

Don Marzio. Voi siete indifferente. Lo ricevete com’è.

Placida. Per quello che ne ho da far io, mi è tutt’uno.

Don Marzio. Già si sa. Oggi uno, domani un altro.

Placida. Come sarebbe a dire? Si spieghi.

Don Marzio. Volete quattro castagne secche? (le cava di tasca)

Placida. Bene obbligata.

Don Marzio. Davvero, se volete, ve le do.

Placida. È molto generoso, signore.

Don Marzio. Veramente al vostro merito quattro castagne sono poche. Se volete, aggiugnerò alle castagne un paio di lire.

Placida. Asino, senza creanza. (serra la finestra, e parte)

Don Marzio. Non si degna di due lire, e l’anno passato si degnava di meno[1]. Ridolfo. (chiama forte)

SCENA XII.

Ridolfo e detto.

Ridolfo. Signore?

Don Marzio. Carestia di donne. Non si degnano di due lire.

Ridolfo. Ma ella le mette tutte in un mazzo.

Don Marzio. Roba che gira il mondo? Me ne rido.

  1. Bett., Pap. ecc.: d’un tràiro.
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