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376 ATTO TERZO

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Pantalone. Queste le xe speranze da matti. Abbi giudizio, tendi a far i fatti tói. Lassa star le putte. Siora Rosaura xè licenziada, e per dar una sodisfazion al Dottor, te tornerò a mandar a Napoli.

Lelio. No, per amor del cielo.

Pantalone. No ti va volentiera a veder to muggier?[1]

Lelio. Ah, voi mi volete veder morire!

Pantalone. Per cossa?

Lelio. Morirò, se mi private[2] della signora Rosaura.

Pantalone. Ma quante muggier voressistu[3] tior? Sette, co fa i Turchi?

Lelio. Una sola mi basta.

Pantalone. Ben, ti gh’ha siora Briseide.

Lelio. Oimè... Briseide...

Pantalone. Cossa gh’è?

Lelio. Signor padre, eccomi a’ vostri piedi. (s’inginocchi)

Pantalone. Via mo, cossa vorressi dir?

Lelio. Vi domando mille volte perdono.

Pantalone. Mo via, no me fe penar.

Lelio. Briseide è una favola, ed io non sono ammogliato.

Pantalone. Bravo, sior, bravo! Sta sorte de panchiane[lower-alpha 1] piantè a vostro pare? Leveve su, sier cabalon, sier busiaro;[4] xela questa la bella scuola de Napoli? Vegnì a Venezia, e appena arrivà, avanti de veder vostro pare, ve tacchè con persone che no savè chi le sia. Dè da intender de esser napolitan, don Asdrubale de Castel d’Oro, ricco de milioni, nevodo[lower-alpha 2] de prencipi, e poco manco che fradello de un re; inventè mille porcarie in pregiudizio de do putte oneste e civil. Sè arriva a segno d’ingannar el vostro povero pare. Ghe dè da intender che sè maridà a Napoli: tirè fuora la siora Briseide, sior Po-

  1. Fanfaluche, bugie.
  2. Nipote.
  1. Segue nell’ed. Bett.: «Lel. Mia moglie puoi esser morta. Pant. E tocca via co sta morte. Se la sarà morta, ti tornerà a Venezia».
  2. Bett.: Perchè mi private.
  3. Bett. e Pap.: voravistu.
  4. Segue nell’ed. Bett.: Xela questa la bella educazion che avè buo dal povero mio fradello?
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