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IL TEATRO COMICO 49

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Pantalone. No, colonna mia[lower-alpha 1], no, speranza mia, che no son vegnù per el papà, son vegnù per la tata[lower-alpha 2].

Rosaura. E chi è questa tata?

Pantalone. Ah furbetta! Ah ladra de sto cuor! Lo savè che spasemo, che moro per vu?

Rosaura. Vi sono molto tenuta del vostro amore.

Pantalone. Alle curte. Za che semo soli, e nissun ne sente, ve contenteu, ve degneu de compagnarve in matrimonio con mi?

Rosaura. Signore, bisognerà parlarne a mio padre.

Pantalone. Vostro sior pare xe mio bon amigo, e spero che nol me dirà de no. Ma vorave sentir da vu, le mie care vissere, do parole che consolasse el mio povero cuor. Vorave che vu me disessi: sior sì, sior Pantalon, lo torrò, ghe voggio tutto el mio ben; sibben che l’è vecchio, el me piase [lower-alpha 3] tanto; se me disè cussì, me fe andar in bruo de lasagne[lower-alpha 4].

Rosaura. Io queste cose non le so dire.

Pantalone. Disè, fia mia, aveu mai fatto l’amor?

Rosaura. No, signore, mai.

Pantalone. No savè come che se fazza a far l’amor?

Rosaura. Non lo so, in verità.

Pantalone. Ve l’insegnerà mi, cara, ve l’insegnerà mi.

Rosaura. Queste non mi paiono cose per la sua età.

Pantalone. Amor no porta rispetto a nissun. Tanto el ferisse i zoveni, quanto i vecchi; e tanto i vecchi, quanto i zoveni, bisogna compatirli co i xe innamorai.

Florindo. Dunque abbiate[1] compassione anche a me, se sono innamorato.

Pantalone. Come? Qua ti xe?[lower-alpha 5] Florindo. Sì signore, son qui per quella stessa cagione, che fa qui essere voi.

Pantalone. Confesso el vero che tremo dalla collera e dal rossor, vedendo in fazza de mio fio[2] scoverte le mie debolezze. Xe

  1. Lo stesso che cara fia.
  2. Termine con cui i bambini chiamano le sorelle
  3. Piace
  4. In brodo di maccheroni
  5. Qui tu sei?
  1. Bettin: avrete
  2. Figlio.
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