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550 ATTO PRIMO

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Ottavio. Ch’io pietà merto...

Beatrice. Siete insopportabile.

Ottavio. E non dispetto ed ira. Il diavolo che vi porti. Brighella, ehi, Brighella, dove sei?

SCENA V.

Brighella di dentro, e detti.

Brighella. Signor.

Ottavio. Che cosa fai là dentro?

Brighella. Fenisso un’ottava.

Ottavio. Via, finiscila, e poi vieni qui.

Beatrice. E intanto che finirà l’ottava, chi anderà a comprare il pane?

Ottavio. Oh che seccatura! Brighella, vieni qui.

Brighella. (Fuori) Son qua.

Ottavio. Hai finita l’ottava?

Brighella. Signor sì.

Ottavio. Ho piacere. Senti che cosa dice la padrona.

Beatrice. Con questa maledetta poesia mi volete far disperare.

Brighella. La prego, la me comanda, farò tutto, ma no la maledissa la poesia.

Ottavio. Ch’io pietà merto, e non dispetto ed ira.

Brighella. Un gran bel verso.

Beatrice. Animo, va a prendere il pane.

Brighella. Lustrissima sì. Sior padron, l’hala fatto ella sto bel verso?

Ottavio. Sì, io. Senti queste due quartine[1], fatte ora in questo momento.

Beatrice. Lasciatelo andare, che è tardi. (ad Ottavio)

Brighella. Per carità, la me le lassa sentir. (a Beatrice)

Ottavio. Senti, e stupisci. Al dolce suon d’armoniosa lira.

Brighella. Oh bello!

  1. Bett.: questi due quartetti.
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