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74 ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu{{padleft:80|3|0]] conia? È possibile che tu non lo voglia confidare ad un padre che ti ama?

Rosaura. Per amor del cielo, non mi tormentate.

Dottore. Vuoi un abito? Te lo farò. Vuoi che andiamo in campagna? Ti condurrò. Vuoi una festa di ballo? La ordinerò. Vuoi marito? Te lo...

Rosaura. Ahi! (sospirando)

Dottore. Sì, te lo darò. Dimmi un poco, la mia ragazza, sei tu innamorata?

Rosaura. Signor padre, compatite la mia debolezza, sono innamorata pur troppo. (piangendo)

Dottore. Via, non piangere, ti compatisco. Sei in età da marito, ed io non lascierò di consolarti, se sarà giusto. Dimmi, chi è l’amante per cui sospiri?

Rosaura. È il figlio del signor Pantalone de’ Bisognosi.

Dottore. Il giovane non può essere migliore. Son contentissimo. S’egli ti brama, te lo darò.

Rosaura. Ah! (respirando)

Dottore. Sì, te lo darò, te lo darò.

SCENA V.

Colombina e detti.

Colombina. Poverino! Non ho cuore da vederlo penare.

Dottore. Cosa c’è, Colombina?

Colombina. Vi è un povero giovinotto, che passeggia sotto le finestre di questa casa, e piange, e si dispera, e dà la testa per le[1] muraglie.

Rosaura. Oimè! Chi è egli? Dimmelo.

Colombina. È il povero signor Fiorindo.

Rosaura. Il mio bene, il mio cuore, l’anima mia. Signor padre, per carità.

Dottore. Sì, cara figlia, voglio consolarti. Presto, Colombina, chiamalo e digli ch’io gli voglio parlare.

  1. Bett. nelle.
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