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PAMELA 97

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Bonfil. Tal è per ragione di sangue. Milord Artur ve ne faccia fede.

Artur. Miledi, credetelo sull’onor mio. Il Conte suo padre ha vissuto trent’anni incognito in uno stato povero, ma onorato.

Miledi. Contessa, vi chiedo scusa delle ingiurie, che non conoscendovi, ho contro di voi proferite. Siccome il mio sdegno era prodotto dal zelo d’onore, spero saprete ben compatirlo voi, che dell’onore avete formato il maggior idolo del vostro cuore.

Pamela. Sì, Miledi, compatisco, approvo e do lode alla vostra delicatezza. Pamela rustica poteva formare un ostacolo alla purezza del vostro[1] sangue. Pamela, che ha migliorato di condizione, può lusingarsi della vostra bontà.

Miledi. Vi chiamo col vero nome d’amica, vi stringo al seno col dolce titolo di cognata.

Pamela. Questo generoso titolo, che voi mi accordate, a me non ancora si aspetta.

Miledi. E che vi resta per istabilirlo?

Pamela. Oh Dio! Che il vostro caro fratello me ne assicuri.

Bonfil. Adorata Pamela, eccovi la mia mano.

Pamela. Ah, non mi basta.

Bonfil. Che volete di più?

Pamela. Il vostro cuore.

Bonfil. E da gran tempo[2], che a voi lo diedi.

Pamela. Voi mi avete donato un cuore che non è il vostro, ne io mi contento di quello. Sì, voi mi avete donato un cuore che pensava di rovinarmi, se il cielo non mi assisteva. Datemi il cuore di sposo fedele, di amante onesto; bellissimo cuore, adorabile cuore, dono singolare e prezioso, dovuto da un cavalier generoso ad una povera sventurata, ma che in dote porta il tesoro[3] d’una esperimentata onestà.

Bonfil. Sì, adorata mia[4] sposa, quest’è il cuore ch’io vi dono. L’altro me l’ho strappato dal seno, dopo che l’eroiche vostre ripulse mi hanno fatto arrossire di avervelo una fiata offerto.

Miledi., udite i sentimenti di quest’anima singolare. Ecco la

  1. Bett. e Pap.: alla venerazione del purissimo vostro.
  2. Bett. e Pap.: Quest’è vostro da gran tempo.
  3. Bett. e Pap.: ricco tesoro.
  4. Bett. e Pap.: adorata mia cara.
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