< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

IL GIUOCATORE 241

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu{{padleft:255|3|0]]

SCENA III.

Agapito dal casino, e detto; poi Menico[1].


Agapito. Oh maledetta fortuna!

Florindo. Che cosa c’è, signor Agapito?

Agapito. Li ho persi tutti.

Florindo. Dove?

Agapito. Qui, in questo casino.

Florindo. Qui vi è un casino da giuoco?

Agapito. Pur troppo, per mia disgrazia.

Florindo. Da quando in qua vi è questo casino?

Agapito. Sarà una settimana che l’hanno introdotto, e in una settimana mi costa un tesoro.

Florindo. Avete messo o tagliato?

Agapito. Ho tagliato. Tutte le banche perdono. Tutti i puntatori guadagnano.

Florindo. (Oh se potessi mettere anch’io!) (da sè) Vi sono banche grosse?

Agapito. Vi è una banca di più di mille zecchini.

Florindo. E perde?

Agapito. I puntatori vincono tutti.

Florindo. Mettono belle poste?

Agapito. Non sanno giuocare. Se fossero giuocatori, lo avrebbero sbancato.

Florindo. (Oh se giuocassi io! Lo sbancherei senz’altro). (da se)

Agapito. Oh maledetta fortuna!

Florindo. (Se venisse Brighella, e mi dicesse che non si può entrare, vorrei vedere questo nuovo casino). (da sè)

Agapito. (Sempre perdere!) (da sa)

Florindo. (Quanto tarda a venir costui? Ma può darsi che siasi impegnato in un lungo discorso. Non verrà per adesso). (da sè)

Agapito. (Perder tagliando è una gran fatalità!) (da sè)

Florindo. Amico, vi trattenete qui?

  1. Savioli e Zatta hanno invece: Momolo.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.