Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
PAMELA | 39 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu{{padleft:49|3|0]]
Bonfil. Non mi rispondere, che ti rompo il capo. (Isacco parte, e poi torna)
Artur. (Milord è agitato). (da sè)
Bonfil. Sediamo.
Artur. Avete voi veduto il cavaliere Emold?
Bonfil. No, ma forse verrà stamane a vedermi.
Artur. Sono cinque anni che viaggia. Ha fatto tutto il giro dell’Europa.
Bonfil. Il più bello studio che far possa un uomo nobile, è quello di vedere il mondo.
Artur. Sì[1], chi non esce dal suo paese, vive pieno di pregiudizi.
Bonfil. Vi sono di quelli che credono non vi sia altro mondo che la loro patria.
Artur. Col viaggiare i superbi diventano docili.
Bonfil. Ma qualche volta i pazzi impazziscono più che mai.
Artur. Certamente; il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non sa leggere. (Isacco, col tè ed il rak e varie chicchere, entra e pone tutto sul tavolino: Bonfil versa il tè, ponendovi lo zucchero e poi il rak, e ne dà una tazza ad Artur; una ne prende per sè, e bevono.)
Isacco. Signore. (a Bonfil)
Bonfil. Che c’è?
Isacco. Milord Curbrech e il cavaliere Ernold vorrebbero riverirvi.
Bonfil. Passino. (Isacco parte)
Artur. Vedremo che profitto avrà fatto il nostro viaggiatore.
Bonfil. Se non avrà acquistata prudenza, avrà approfittato poco.
SCENA XV.
Milord Curbrech, e Isacco che porta la sedia, poi parte; e detti.
Curbrech. Milord.
Bonfil. Milord.
Artur. Amico.
Bonfil. Favorite, bevete con noi. (a Curbrech)
- ↑ Bett.: Certo.