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56 ATTO SECONDO

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Eularia. E la vostra riputazione? E il vostro buon nome? Non lo calcolate niente? O si dirà che l’affronto gliel’ho fatto io, o che gliel’avete fatto voi. Se io, eccomi in credito di una fraschetta; se voi, eccovi caratterizzato per un geloso.

Roberto. Io non sono geloso.

Eularia. Non basta non esserlo. Bisogna non parerlo.

Roberto. Sì, dite bene. Troverò il Marchese e gli parlerò.

Eularia. Ma che cosa gli direte?

Roberto. Gli dirò... Orsù, dirò che io non so niente, lo manderò da voi.

Eularia. Ma perchè lo manderete da me?

Roberto. Per due ragioni. Prima, perchè mandandolo io da voi, non potrà dire che l’affronto venga da me, nè potrà sospettare che io sia geloso. Secondariamente, perchè a voi sarà più facile trovar una scusa.

Eularia. Che scusa volete ch’io trovi?

Roberto. Qualunque sia la scusa che trovi una dama, un cavaliere deve appagarsi.

Eularia. Troviamo un altro pretesto, senza che io abbia a ricevere l’incomodo di questa visita.

Roberto. Questa è una cosa, della quale non si può fare a meno.

Eularia. Ma siateci anche voi.

Roberto. Perchè ci ho da esser io? Perchè? Sì, sì, v’intendo. Avete questa fissazione nel capo, che io sia geloso. Corpo di bacco! Voi mi farete dare al diavolo, se penserete così di me. Manderò il Marchese, ricevetelo, e non mi fate arrabbiare. (Per altro non li lascierò lungo tempo soli[1]). (da sè, parte)

Eularia. Venga pure il marchese Ernesto. Procurerò giustificare la cosa per salvar il decoro[2], ma troverò qualche mezzo termine, per far sì ch’ei non torni mai più da me. Conosco la debolezza di mio marito. Questa m’inquieta assaissimo; ma poichè il cielo me lo ha destinato per compagno, deggio com-

  1. Pap. aggiunge: Manco male che la pera era matura. Se era una di quelle sode, il Marchese poteva perdere un occhio. Suo danno. Imparerà a guardar le finestre delle femmine maritate.
  2. Pap. aggiunge: di mio marito.
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