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LA LOCANDIERA 245

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SCENA X.

Camera del Conte.

Il Conte d’Albafiorita, Ortensia e Dejanira.

Conte. Il marchese di Forlipopoli[1] è un carattere curiosissimo. È nato nobile, non si può negare; ma fra suo padre e lui hanno dissipato, ed ora non ha appena da vivere. Tuttalvolta gli piace fare il grazioso.

Ortensia. Si vede che vorrebbe essere generoso, ma non ne ha.

Dejanira. Dona quel poco che può, e vuole che tutto il mondo lo sappia.

Conte. Questo sarebbe un bel carattere per una delle vostre commedie.

Ortensia. Aspetti che arrivi la compagnia, e che si vada in teatro, e può darsi che ce lo godiamo.

Dejanira. Abbiano noi dei personaggi, che per imitar i caratteri sono fatti a posta.

Conte. Ma se volete che ce lo godiamo, bisogna che con lui seguitiate a fingervi dame.

Ortensia. Io lo farò certo. Ma Dejanira subito dà di bianco[lower-alpha 1].

Dejanira. Mi vien da ridere, quando i gonzi[lower-alpha 2] mi credono una signora.

Conte. Con me avete fatto bene a scoprirvi. In questa maniera mi date campo di far qualche cosa in vostro vantaggio.

Ortensia. Il signor Conte sarà il nostro protettore.

Dejanira. Siamo amiche, goderemo unitamente le di lei grazie.

Conte. Vi dirò. Vi parlerò con sincerità. Vi servirò, dove potrò farlo, ma ho un certo impegno, che non mi permetterà frequentare la vostra casa.

  1. Dar di bianco in gergo è lo stesso che sbianchire, cioè scoprire.
  2. Gonzi chiamano tutti quelli che non sono di teatro, o di simile professione.
  1. Pap., Pasq. ecc. hanno per errore: Filipopoli.
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