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LE DONNE CURIOSE | 323 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu{{padleft:337|3|0]]
Florindo. Quando penso che per darle soddisfazione dovrei mancar alla mia parola, son un uomo d’onore, non ho cuore certamente di farlo.
Corallina. Non so che dire, siete un giovine delicato, e vi compatisco; ma pure vorrei vedere di servire a lei, e servire a voi nello stesso tempo.
Florindo. Via, pensate voi al modo...
Corallina. Facciamo così: diamo ad intendere alla signora Rosaura che io sono stata, che io ho veduto, che io so tutto; e in questa maniera, confermandole tutto quello che dite voi, crederà, si acquieterà, sarete[1] entrambi contenti.
Florindo. Bravissima! Voi siete una giovine di giudizio.
Corallina. Guardate se mi preme di farvi piacere! mi sottometto a dire delle bugie: cosa che non farei per mille scudi.
Florindo. Non so che dire; quando le bugie tendono ad onesto fine, e non recano danno a nessuno, si possono anche tollerare.
Corallina. Basta, mi sforzerò.
Florindo. E per la fatica che voi farete, non sarete di me scontenta.
Corallina. Sopra di ciò parleremo.
Florindo. Corallina, addio.[2]
Corallina. Sentite. Non vorrei che la signora Rosaura mi potesse convincere di falsità. Vorrei poter sostenere, che veramente ci sono stata.
Florindo. Si va fuori di casa, e le si dice di essere stata[3].
Corallina. Per esempio, a che ora?
Florindo. Che so io? Verso mezzogiorno. La sera ancora.
Corallina. Questa sera vi è riduzione?
Florindo. Sì, questa sera vi è. Questa sera si cena.
Corallina. A che ora?
Florindo. Si anderà alle due. Si starà sino alle cinque almeno.
Corallina. Buono! Questa sera anderò da un’amica, e potrò dirle di essere stata lì.