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I MERCATANTI 81

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Beatrice. Che cosa vorresti dire?

Faccenda. Niente, signora...

Rainmere. Che vuoi?

Faccenda. Il mio padrone desidera parlare a V. S., se si può... (parlando a Beatrice)

Rainmere. Dove vi è la figliuola, può venire il padre liberamente.

Faccenda. Benissimo. (parte)

Beatrice. Signore, io partirò. (si alza)

Rainmere. Potete restare.

Beatrice. Non ho per mio padre così poco rispetto.

Rainmere. (Buona figliuola). (da sè)

Beatrice. Vi prego[1] non interpretare sinistramente le mie parole.

Rainmere. Io non penso male di chi mi fa l’onore di amarmi.

Beatrice. Io non ho detto di amarvi.

Rainmere. Ma lo capisco...

Beatrice. Ecco mio padre. Vi sono serva.

Rainmere. Vostro servitore, madamigella.

Beatrice. (Ah fortuna, non m’ingannare). (da sè; parte)

SCENA IV.

Monsieur Rainmere, poi Pancrazio.

Rainmere. In questa casa tutti non somigliano a madamigella Beatrice. Ella ha delle massime... Signor Pancrazio, vostro servitore obbligato.

Pancrazio. Monsieur, compatitemi se vengo a disturbarvi.

Rainmere. Mi fate onore.

Pancrazio. Mi date licenza che sieda?

Rainmere. Sì, accomodatevi; lo farò ancor io. (siedono)

Pancrazio. Non so come principiare...

Rainmere. Volete fumare una pipa?

  1. Segue nell’ed. Pap.: «non formare di me sinistro concetto. Rain. Perchè questo? Beatr. Perchè vi ho spiegato liberamente il mio cuore. Rain. Io non penso male di chi dice d’amarmi. Beatr. Ma siete però un ingrato. Rain. No, madamigella, non lo sono. Beatr. Lo vedremo. Rain. Lo vedrete. Beatr. Ecco mio padre ecc.».
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