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282 ATTO PRIMO

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Garzia. Sì, signora.

Beatrice. Andate, che siete un pazzo.

Garzia. Questo me l’hanno detto dell’altre donne; può essere che sia la verità.

Beatrice. Siete un perfido, un infedele.

Garzia. Oh, questo non me l’ha detto altri che voi.

Beatrice. Avete mai serbato fede a veruna?

Garzia. Con tutte ho fatto l’istesso.

Beatrice. E non siete un infedele?

Garzia. No, perchè non ho mancato mai di parola.

Beatrice. Avete mancato a me crudelmente.

Garzia. Perchè?

Beatrice. Non mi avete promesso il cuore?

Garzia. Sì, ma non tutto.

Beatrice. Perfido! Di una parte non so che farne.

Garzia. Scusatemi, siete un poco troppo indiscreta[1].

Beatrice. Ma perchè oggi farmi all’improvviso una sì bella dichiarazione?

Garzia. Perchè forse questa sera o domani dovrò partire.

Beatrice. E vi congedate da me con un sì amabile complimento?

Garzia. Vi dirò: se partendo vi avessi lasciate nell’opinione in cui eravate, voi per fare un’azione eroica mi aveste forse conservata la vostra fede. Così intendo di fare una buona azione, ponendo il vostro cuore in tutta la sua libertà.

Beatrice. Ah, che il mio cuore non amerà altri che voi.

Garzia. Farà uno sproposito assai grande.

Beatrice. L’errore l’ho io commesso quando ho principiato ad amarvi.

Garzia. Chi vi ha obbligato a farlo?

Beatrice. Voi.

Garzia. Vi ho forse usata violenza?

Beatrice. No, ma le vostre dolci maniere mi hanno incantata.

Garzia. Ed ora sono in debito di disingannarvi[2].

  1. Pap.: Voi siete troppo ghiotta.
  2. Pap.: Ed ora le mie rozze parole vi discanteranno.
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