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L'AMANTE MILITARE | 283 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu{{padleft:295|3|0]]
Beatrice. Ah perfido!
Garzia. Servo umilissimo. (in atto di partire)
Beatrice. Ah ingrato!
Garzia. Padrona mia riverita.[1] (come sopra)
Beatrice. Fermatevi.
Garzia. Con tutta la venerazione e il rispetto. (parte)
Beatrice. Rimango stupida, non so che credere, non so che pensare. Possibile che don Garzia faccia sì poco conto di me? Sa quanto l’amo, sa la mia fedeltà, sa tutto, e così mi lascia? E così mi maltratta? E così paga l’amor mio, la mia tenerezza? Ah, non per questo posso lasciar d’amarlo. Egli forse ha voluto provare la mia costanza. Voleva forse vedermi piangere[2]. Lo cercherò,[3] e ancorchè piangere io non sappia, studierò la maniera di trar le lagrime con artificio, poichè queste sono la più sicura via per trionfare degli uomini.
Fine dell’Atto Primo.