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L'AMANTE MILITARE 283

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Beatrice. Ah perfido!

Garzia. Servo umilissimo. (in atto di partire)

Beatrice. Ah ingrato!

Garzia. Padrona mia riverita.[1] (come sopra)

Beatrice. Fermatevi.

Garzia. Con tutta la venerazione e il rispetto. (parte)

Beatrice. Rimango stupida, non so che credere, non so che pensare. Possibile che don Garzia faccia sì poco conto di me? Sa quanto l’amo, sa la mia fedeltà, sa tutto, e così mi lascia? E così mi maltratta? E così paga l’amor mio, la mia tenerezza? Ah, non per questo posso lasciar d’amarlo. Egli forse ha voluto provare la mia costanza. Voleva forse vedermi piangere[2]. Lo cercherò,[3] e ancorchè piangere io non sappia, studierò la maniera di trar le lagrime con artificio, poichè queste sono la più sicura via per trionfare degli uomini.

Fine dell’Atto Primo.


  1. Segue nell’ed. Pap.: «Beatr. Ah scellerato! Garz. Con tutta ecc.»
  2. Segue nell’ed. Pap.: voleva vedermi in atto supplichevole e non minaccioso.
  3. Pap. aggiunge: lo pregherò.
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