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356 ATTO PRIMO

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Beatrice. Oh! è assettata ch’è un pezzo. Ella s’alza due o tre ore prima di me.

Florindo. Si vede che è una giovane di garbo.

Beatrice. Non dico perchè sia mia figlia, ma vi assicuro, è una gioja.

Florindo. Degna figlia di una sì degna madre.

Beatrice. Siete troppo obbligante. (gli fa una riverenza)

Florindo. (Se Rosaura non si vede, io me ne posso andare). (da sè)

Beatrice. Via, accomodatevi, sedete.

Florindo. In verità, è tardi. (guarda l’orologio) A casa mi aspetteranno.

Beatrice. Mezz’ora[1] non incomoda. Tenetemi un poco di compagnia.

Florindo. Verrò dopo pranzo...

Beatrice. Aspettate; non volete nemmeno dare il buon giorno a Rosaura? Ehi, Corallina.

SCENA XIV.

Corallina e detti.

Corallina. Signora?

Beatrice. Di’ a Rosaura che venga qui subito. Il signor Florindo la vuol salutare.

Corallina. Sì signora. (Ma! Se vuol mantener la conversazione, ci vuol l’aiuto della figliuola). (da sè, parte)

Beatrice. Caro signor Florindo, non abbiate tanta fretta di partire.

Florindo. Quando si tratta di compiacervi, resterò. (siede)

Beatrice. Oh, così mi piace. Siete un uomo adorabile. (siede)

Florindo. (Guarda verso la scena.)

Beatrice. Che cosa guardate?

Florindo. Guardavo... Mi pareva di veder qualcheduno.

Beatrice. Badate a me. Come state di cicisbee?

Florindo. Oh, io non ne ho certamente.

  1. Bett.: Una mezz’ora.
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