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380 ATTO SECONDO

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Pantalone. Felo vegnir avanti.

Brighella. Subito.[1] (va)

Pantalone. Chi mai pol esser questo? Chi sa che nol sia qualcun che me porta la niova d’aver trovà vostra nezza?

Ottavio. Può essere.[2] (siede sulla poltrona)

SCENA XII.

Tiritofolo e detti.

Tiritofolo. Signor Pantalone, li ho ritrovati.

Pantalone. Oe, el li ha trovai. (ad Ottavio) Dove? (a Tiritofolo)

Tiritofolo. A Castello.

Pantalone. Oe, a Castello i xe. (ad Ottavio)

Ottavio. Ih! In capo al mondo.

Pantalone. In gondola, femo presto.

Ottavio. Ho paura dell’aria. Ditemi, è scirocco?

Pantalone. Contème, come i aveu trovai? (a Tiritofolo)

Tiritofolo. Ho preso una gondola, son andato a sorte cercandoli, e li ho veduti smontare.

Pantalone. In casa de chi xeli?

Tiritofolo. Sono...

Pantalone. Andemo, andemo, che me conterè per strada. Presto, sior Ottavio, andemo.

Ottavio. Oh! Stavo tanto bene! Aiutatemi.

Pantalone. Via, tolè; andemo subito. Più che se tarda, più cresse el pericolo.

Ottavio. Son qui.

Pantalone. Mo via con quella vostra maledetta flemma.

Ottavio. Mi cadono li calzoni.

Pantalone. Eh, andeve a far ziradonar, sier omo de stucco. So dove che i xe. I troverò mi. Andemo, compare Tiritofolo, andemo. (via con Tiritofolo)

  1. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Ott. Ehi! Mi cadono li calzoni, a Brighella. Brigh. Poverazzo! Me despiase. via».
  2. Bett. e Pap. aggiungono: «Pant. Via! Zozo quel taolazzo». Quest’ultima parola significa bersaglio e, per metafora, deretano badiale: Boerio, Diz.
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