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IL TUTORE 411

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Rosaura. Mi ha detto Corallina che è così brutto, che starò male, che sarò sepolta. Oh cielo[1]! tremo tutta.

Pantalone. Corallina l’ha dito? Oh desgraziada!

Lelio. Sì signore, quella buona ragazza che mi ha mangiato dieci zecchini.

Pantalone. Ah sassina! Dove xela[2] Corallina?

Rosaura. Signore, non è più in casa. Ha presa la sua roba, e se n’è andata.

Pantalone. Per cossa?

Rosaura. Ha detto che se ne andava per causa mia.

Pantalone. Bon viazzo. Via, sior Florindo, tanto fa, concludemo. Vela qua la so cara sposa.

Florindo. (Oh cielo!) (da sè) E il signor Ottavio?

Pantalone. El se veste.

Florindo. Via, le darò la mano. Ma prima la dia vostro figlio alla signora Beatrice.

Lelio. Per me son pronto. (Non vi voleva altro per rimediare ai miei disordini). (da sè)

Beatrice. Ah Rosaura! guarda se ti voglio bene.

Rosaura. Che cosa fate, signora madre?

Beatrice. Io mi marito per te.

Rosaura. Ed io mi mariterò per voi.

Beatrice. (Florindo ingrato!) (da sè)

Lelio. Signora, ecco la mano.[3]

Pantalone. (Un orbo che ha trova un ferro da cavallo). (da sè) Sior Florindo, a ela.

Florindo. Sì. Eccovi, Rosaura, la mano.

Pantalone. Via, anca vu. (a Rosaura)

Rosaura. Eccola.[4]

Pantalone. Brava. I matrimoni xe fatti. Sia ringrazia el cielo. Lelio, po la discorreremo.

  1. Bett., qui e sotto: Oh Dio!
  2. Bett.: Dove xela?
  3. Segue nell’ed. Bett.: «Beatr. Ecco la mia. Rosaura, per te. Lel. (Ma la dote sarà per me). Pant. (Un orbo ecc.)».
  4. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Signora madre, io mi marito... per me. Pant. Brava, evviva. I matrimoni ecc.».
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