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LA MOGLIE SAGGIA 475

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SCENA XIII.

Arlecchino e detti.

Arlecchino. Oh de casa, gh’è nissun? (di dentro)

Corallina. Chi è costui?

Brighella. Un me amigo...

Corallina. Voglio saper chi è.

Brighella. Lassè, che anderò mi... (a Corallina)

Corallina. Come? Voglio sapere chi è, e voglio sentire ancor io.

Brighella. L’è un servitor della marchesa Beatrice.

Corallina. Che cosa vuole?

Brighella. Adesso anderò a sentir.

Corallina. Signor no. Fallo venir qui. Voglio sentir ancor io.

Brighella. (Oh che pazienza!) (da sè) Vegnì avanti, compare Arlecchin.

Arlecchino. Bondì, paesan. (esce)

Brighella. Te saludo. Cossa gh’è da novo?

Arlecchino. Chi è sta bella maschiotta? (verso Corallina)

Brighella. No ti la cognossi? Me muier.

Arlecchino. To muier?

Brighella. Sì, me muier.

Arlecchino. L’è so muier?

Corallina. Signor sì, sua moglie.

Arlecchino. Sia maledetto!

Brighella. Cossa gh’è?

Arlecchino. Me despiase.

Corallina. Perchè vi dispiace?

Arlecchino. Me despiase non averlo savudo prima.

Brighella. Mo perchè?

Arlecchino. Perchè saria vegnù a farghe conversazion, a servirla de cicisbeo.[1]

Corallina. Io non ho bisogno di voi[2].

  1. Bett. e Paper. aggiungono: gh’averia portà a donarghe qualche bozza de vin, qualche tocco de pastizzo. Saressimo stadi allegri.
  2. Bett. e Pap.: nè di voi, nè della vostra roba
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