< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LA MOGLIE SAGGIA 495

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu{{padleft:511|3|0]]

Lelio. Volentieri, servitevi pure[1]. (parte)

Florindo. Sì, senza cerimonie. (parte)

Beatrice. Aspettatemi. (vuol seguirli)

Ottavio. Vi supplico, ascoltatemi, signora Marchesa. Io vi ho servito pel corso di due anni: voi per altrettanto tempo mi avete favorito. I nostri trattamenti sono stati onesti, degni di voi e degni di me. Circa alle intenzioni, esaminate le vostre, io lo farò delle mie.

Beatrice. Che ragionamento mi fate voi?

Ottavio. Signora, il luogo, il tempo mi obbliga a parlarvi succintamente. Io vado a Roma, e non mi vedrete mai più.

Beatrice. Perchè una tale risoluzione?

Ottavio. Per distaccarmi da voi.

Beatrice. Per distaccarvi da me? Chi sono io?

Ottavio. Una donna che mi aveva rapito il mio cuore.

Beatrice. Un diavolo che vi porti.

Ottavio. Non vi alterate.

Beatrice. Indegno! cavaliere malnato!

Ottavio. Non alzate la voce.

Beatrice. Sì, siete un villano.

Ottavio. Ma giuro al cielo...

Beatrice. Che giuro al cielo? Che direte? Che farete?

Ottavio. Dirò... farò... Eh... La riverisco. (parte[2])

SCENA XI[3].

Beatrice sola.

Così mi lascia? Così mi tratta? Indegno, malcreato! Così una mia pari schernisce? Ecco dove mi hanno condotto quei savi giovani. Ecco a qual impegno mi hanno sagrificata. Misera me! Ottavio mi fugge; ma questo è il meno; il perfido mi deride, m’insulta, e la sua moglie trionferà, riderà di me quella vile, quella

  1. Bett.: accomodatevi; Pap.: fate pure.
  2. Bett.: vuol dar in smanie. E via.
  3. È unita alla scena preced. nell’ed. Bett.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.