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IL MOLIERE | 69 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu{{padleft:79|3|0]]
Isabella. Signora, qual ragione avete or di sgridarmi?
Bejart. Vattene alle tue stanze. Spogliati, e vanne a letto.
Foresta, l’accompagna.
Isabella. (Io fremo di dispetto.)
Ah! se Molier mi sposa, saremo allor del pari.
Ve’ farle scontar tutti questi bocconi amari).[1]
(parte con Foresta)
SCENA V.
La Bejart, poi Moliere.
Di non amar mia figlia vo’ che mi dia parola;
O in altra compagnia verrà Isabella meco[3].
Vedrà Molier chi sono, se più non m’avrà seco.
Faccia commedie buone, tutte riusciran male;
Se manca la Bejart, la compagnia che vale?
Io son che il maggior lustro alle commedie ho dato.
Ed ora con gli scherni mi corrisponde, ingrato?
Ah! benchè ingrato, io l’amo: amica ancor gli sono,
E se perdon mi chiede, ogn’onta io gli perdono.
Eccolo.
Moliere. Oh piacer sommo de’ fortunati autori!
Ben sofferte fatiche! Oh ben sparsi sudori!
Deh, lasciatemi in pace goder per un momento.
Questo che m’empie l’alma insolito contento. (alla Bejart)
Perdono a tutti quelli che m’han tenuto in pena;
Farmi perciò più dolce la gioia, e più serena.
Tutti mi sono intorn amici ed inimici.
Con fortunati auguri, con generosi auspici,
E quei che l’Impostore avean spregiato in prima,
Per l’applauso comune, or l’hanno in alta stima;