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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu{{padleft:105|3|0]]
Eleonora. È stato da me a ritrovarmi.
Olivetta. E questa sera verrà da me.
Beatrice. Ecco appunto il motivo per cui sono venuta a ragionarvi. La sua età, il suo brio, non gli lascia qualche volta conoscere le sue convenienze. Egli si abbassa troppo, e quando trova facilità ed allettamenti, s’invesca e si pregiudica. Io non dico che voi altre siate di mal costume, ma, o per soggezione o per vanità, potreste soffrirlo; so che i vostri padri e i vostri mariti sono di ciò gelosi, ed essi in vece di ammonire voi altre, si rivoltano contro del Marchesino. Vi avverto per tanto a non riceverlo, s’egli viene; ad isfuggirlo, se vi ricerca; a non badargli, se vi fa delle grazie; se v’insolenta, se vi molesta, avvisatemi, e non temete. Toccherà a me a rimediarvi. Ma se ardirete riceverlo, trattarlo, allettarlo, vi giuro e vi protesto, che saprò farvene eternamente pentire.
Corallina. Eccellenza, ha ragione. Io non me ne sono impacciata[1]. Ha inteso? È stato a casa di Eleonora, e questa sera anderà da Olivetta.
Olivetta. Eh, da me non verrà, verrà dalla dottoressa.
Eleonora. Se è venuto da me, è venuto per causa di Corallina, per altro non ci veniva.
Beatrice. Basta, m’avete intesa. Quello ch’è stato, è stato. Per l’avvenire regolatevi con prudenza.
Corallina. Lasci fare a me, che per prudenza ne so quanto ne può sapere un[2] architetto.
Beatrice. Dunque me ne vado.
Corallina. Si fermi, Eccellenza.
Beatrice. Perchè mi devo fermare?
Corallina. Voglio anch’io aver l’onore[3] di darle un bicchiere di cioccolata? (s’alza)
Beatrice. Eh, non mi occorre...
Corallina. La supplico di questa grazia. (via)
Beatrice[4]. Ma se dico...