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144 ATTO SECONDO

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Giulia. Vela là la casa de la siora vedoa.

Chiaretta. Qua la sta?

Giulia. La sta qua quella bella zoggia[lower-alpha 1].

Chiaretta. Cossa fali che no i averze da siora Tonina?

Giulia. La massera no averà sentio.

SCENA VII.

Sior Todero e dette.

Todero. Cospetto del diavolo, vôi véder se me posso refar.

Giulia. (Oe! sior Todero, el mario de siora Tonina). (da sè)

Chiaretta. El ne averzirà elo. (s’apre la porta di Tonina)

Giulia. Tasè, tasè, che i ha averto.

Chiaretta. Andemo.

Giulia. Aspettè, cara vu, che vedemo dove che va sior Todero.

Todero. Chi xe ste mascare?

Giulia. Femo vista d’andar via. (s’allontanano)

Todero. Se siora Lugrezia me impresta altri diese ducati, vôi tentar de refarme. Su sta pezza de zendà no la gh’averà difficoltà a darme anca più de diese ducati. (batte da Lugrezia)

Voce di dentro. Chi è?

Todero. Amici. (aprono e va dentro)

Giulia. Aveu visto?

Chiaretta. A drettura in casa.

Giulia. E nol va miga co le man a scodando[lower-alpha 2]. El gh’aveva un bon fagotto sotto el tabarro.

Chiaretta. So muggier no lo saverà.

Giulia. Figureve! Se la lo savesse, gramazza, la se daria a la desperazion. No ghe disè gnente, vedè.

Chiaretta. Oh, mi no parlo!

Giulia. Andemo, andemo, che la ne aspetterà. Maledetta! (verso la casa di Lugrezia, e va in casa di Tonina)

Chiaretta. E Baseggio no se vede. (entra da Tonina)

  1. Gioja.
  2. Con le mani vuote.
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