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Principiò Egli a sagrificar se medesimo a pro della Patria nell’età verde ancora, e unendosi in lui perfettamente il genio ed il talento, militando ancor giovanetto nelle Provincie della Dalmazia e dell’Albania, nell’aspra guerra co’ Turchi, sotto il comando del Serenissimo Doge Sebastian Mocenigo suo zìo, gli fu da quello addossato l’onorevole[1] carico di Luogotenente[2] Generale, onde[3] coraggiosamente condottosi agli assedj di Antivari e di Dulcigno, diè pruove tali del suo valore, e tanto mostrò coraggio, ancorchè tinto del proprio sangue, per grave ferita sparso, che fu dall’ammirazione e dalla gratitudine dell’eccelsa Patria con estraordinario esempio Senatore eletto nell’anno vigesimoterzo dell’età sua. Ciò servì a lui di stimolo per maggiormente accendersi del vero amore di Cittadino, non risparmiando fatica a pro della Repubblica[4], e questa gareggiò sempre con esso lui nel caricarlo di onori. Resse due volte la Città di Padova, ed una quella di Brescia. Provveditore alla Sanità in Dalmazia, assicurò ben presto la salute comune, estirpando affatto colà ogni contagioso malore. Alla Porta Ottomana Bailo per la Repubblica Serenissima, quai prove non ha egli date del suo sapere e della sua ammirabile[5] condotta? E alla suprema carica eletto di Provveditor Generale nella Terra Ferma, dopo aver conseguita la veste insigne Procoratoria, con qual zelo, con qual merito e con qual vigilanza non sostenne egli un tale onorevole peso?

Tutto ciò basta per ravvisare quali e quante sieno le di lui virtù, perchè senza di esse ne si merita tanto, nè tanto si conseguisce. Che però torno a ripetere con fondamento, che un esemplare sì grande, sì interessante, e sì prossimo all’E. V., non può che animarla[6] ad operare e a risplendere, additandole quel sentiero, per cui a tanta gloria si arriva.[7]

  1. Pap. aggiunge: pesante.
  2. Pap. aggiunge: suo.
  3. Pap.: indi.
  4. Pap. aggiunge: Serenissima.
  5. Pap. aggiunge: destrezza e ecc.
  6. Pap.: animare le di Lei virtù ecc.
  7. Segue nell’ed. Pap.: Bella felicità di un Genitore magnanimo, mirar sì ben disposti ad imitarlo i figli suoi, e certamente l’E. V. forma la di lui maggiore speranza e la più perfetta consolazione. Di questa a parte sono gli amici e i servidori tutti della di lei Eccellentissima Casa, ed io che mi lusingo di essere nel numero di questi ultimi, riconosco nell’E. V. un mio amorosissimo Protettore. - La fiducia ecc.
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