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360 ATTO SECONDO

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Corallina. L’ho sempre detto. La padrona è collerica, un giorno o l’altro mi manda via. Ma il padrone, che è tanto buono, non mi abbandonerà.

Ottavio. Dimmi, la Contessina ti ha detto di dirmi nulla in voce?

Corallina. Poverina! se la vedeste! Fa compassione. Ha scritto quel viglietto, bagnando la carta colle lacrime. Mi ha detto che compatite[1] se ha scritto male. Ha chiesto alla padrona di poter desinare nella sua camera, e invece di mangiare, poverina, scriveva con un occhio sul tavolino e l’altro alla porta, per timore di non esser sorpresa[2].

Ottavio. Ci rimedierò io. Permettete che vada a rispondere al viglietto di mia nipote.

Florindo. Sì, fatelo, ma con qualche risoluzione.

Ottavio. Lasciate il pensiero a me[3].

Florindo. Posso io sapere?...

Ottavio. Saprete tutto opportunamente. Attendimi colla risposta. (a Corallina, e parte)

SCENA X.

Florindo e Corallina.

Corallina. Meschina me, se la padrona sapesse che io fossi qui!

Florindo. Fidatevi del conte Ottavio.

Corallina. E poi quello che io faccio, lo faccio per l’amore che porto alla signora Contessina, che mai nessuno si può vantare che io abbia portato un viglietto di ragazze, nè fatta un’ambasciata amorosa. Il cielo me ne liberi, morirei piuttosto che fare una cosa simile.

Florindo. Vi supplico, Corallina, dite alla signora Rosaura che seguiti ad amarmi, e soffra pazientemente.

  1. Pap.: compatischiate.
  2. Segue nell’ed. Pap.:«Nel consegnarmi il Viglietto, gettò un sospiro e mi si abbandonò sulle braccia. Intimorita, gridai. Corse sua madre, ed io nascosi la lettera qui nel busto, dove per grazia del cielo posso nascondere tutto quello che io voglio. Flor. Questa madre crudele vuol rovinare quella sventurata. Ott. Ci rimedierò ecc.».
  3. Pap. aggiunge: di diriger l’affare.
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