< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

LA FIGLIA OBBEDIENTE 459

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu{{padleft:475|3|0]] Cossa sèntio? Rosaura ubbidiente a sto segno? Ella stessa licenzia una persona che l’ama tanto? Poveretto mi! Cossa mai oggio fatto? Un’unica fia, che ghe vôi tanto ben, la sagrifico miseramente, la rendo infelice per tutto el tempo de vita soa? Ma come mai possio far? Come possio liberarme da sior conte Ottavio? No ghe xe remedio. Co ghe n’ho dà un motivo, el m’ha cazzà la scrittura in tel muso. Son un omo d’onor. Gh’ho promesso, ho sottoscritto. No trovo cao da cavarme[1]. Orsù, l’è fatta. Rosaura xe una putta prudente; e quella virtù che la fa esser con mi ubbidiente, la farà deventar amorosa per el novo consorte, e rassegnada al destin. (parte

SCENA VIII.

Camera di locanda.

Arlecchino ed il Cameriere di locanda.

Arlecchino. Disim, caro amigo, se poderia saludar missier Brighella?

Cameriere. Chi è questo messer Brighella?

Arlecchino. Un bergamasco me paesan, che avemo servido insieme in casa de sior Pantalon. I m’ha dito, che l’è allozà in sta locanda.

Cameriere. È forse padre d’una ballerina?

Arlecchino. Giusto; el padre de Olivetta.

Cameriere. Olivetta! Parlate con[2] rispetto. Il suo servitore le dà dell’illustrissima.

Arlecchino. Eh! donca no la sarà quella.

Cameriere. Suo padre non è un uomo alto, nero di faccia, gran parlatore?

Arlecchino. Giusto cussì. L’è Brighella senz’altro.

Cameriere. Bene, sono questi, e sono qui alloggiati.

  1. Non trovo la via d’uscirne. [nota originale]
  2. Pap.: Parlate bene con poco ecc.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.