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72 | ATTO TERZO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu{{padleft:82|3|0]]
Cecco. Che cosa facevi qui con mia moglie?
Florindo. Mi domandava del latte[1].
Cecco. Eh! pezzo di briccone, indegno.
Florindo. Vi dico... Vi giuro...
Cecco. Eh! villano maledetto, ti romperò l’ossa. (lo bastona)
Florindo. Fermatevi.
Cecco. Te, villanaccio, te[2]. (come sopra)
Florindo. Fermatevi, sono il Marchese.
Cecco. Che Marchese? Sei un villano, sei un pecoraio. (come sopra)
Florindo. Aiuto, sono il marchese Florindo.
Cecco. Non è vero. Sei un pecoraio[3]. (come sopra)
Florindo. Oimè! aiuto, non posso più. (cade sopra un sasso)
Cecco. (Questa volta hai provato il bastone, un’altra volta ci sarà lo schioppetto). (da se, parte)
Florindo. Oh me infelice! Io strapazzato, io bastonato?
SCENA VIII.
La Marchesa Beatrice, Pantalone, Arlecchino,
Servi e detto.
Arlecchino. Eccolo là, vestido da paesan. (accennando Florindo a Beatrice)
Beatrice. Ah! scioccherello.
Arlecchino. Sopraggiungono. (a Florindo, e parte)
Florindo. (Oimè! mia madre). (da sè)
Beatrice. Che fate qui da voi solo?
Florindo. Ahi!
Beatrice. Oh Dio! che avete?
Pantalone. Cossa xe sta, Eccellenza?
Florindo. Son caduto.
Beatrice. Come?
Pantalone. S’ala fatto mal?