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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 189

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Violante. Sì signore, la capra Amaltea, e Giove trasformato in toro per il rapimento di Europa.

Pantalone. E Venere trasformada in fersora[1], per frizzer i vostri vovi.

Violante. Dimandatele a mio nipote.

Pantalone. Eh, ziradonarlo[2] anca elo sto pezzo de aseno, che ve fa dar volta al cervello.

Violante. Parlate con rispetto di mio nipote.

Pantalone. In sta casa no vôi che el ghe vegna più.

SCENA III.

Don Pirolino e detti; poi il servitore di Pantalone.

Pirolino. Servitor umilissimo di lor signori.

Pantalone. Cossa fala qua, patron?

Pirolino. Vale, domina zia.

Violante. Valete, nepos.

Pantalone. Cossa diavolo diseli?

Pirolino. Vale, domine Pantaleo de Necessitatibus.

Pantalone. Vorla fursi dir Pantalon de’ Bisognosi?

Pirolino. Maxime.

Pantalone. Sior Massimo e siora Massima, mi no gh’ho bisogno dei so mattezzi; le farà ben andar a spuar latini fora de casa mia; mi no gh’ho nè acqua, nè fien, da pascolar sta sorte de virtuosi.

Pirolino. Io son qua per un affar di premura. Ho trovato il servitore del notaro attuario della vostra causa. D’ordine del suo padrone mi ha dato questo foglio. Mi ha detto che lo dia a voi, o al signor Pantalone, che poi sarà qui egli in persona post prandium. (a donna Violante)

Violante. Intendete? Sarà qui dopo pranzo. (a Pantalone)

Pantalone. Cossa contien quella carta?

Pirolino. Per quel che mi ha detto il servitor del notaro, questa

  1. Padella.
  2. Probabilmente: farlo girare. Vedasi vol. VII, p. 218.
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